Sibiu Tour 2020, squadre italiane rientrate senza problemi: resta qualche dubbio e nell’attesa il CT Friuli sceglie l’isolamento volontario

Le squadre italiane tornano dal Sibiu Tour 2020 senza problemi. Che siano rientrati via terra o via aereo, atleti e staff delle varie formazioni nostrane sono potuti rientrare regolarmente dalla Romania, senza che gli venisse chiesto di effettuare una quarantena preventiva, chiamato “isolamento fiduciario” dalle autorità nazionali. Nata dopo le normative che inserivano a partire dal 24 luglio anche Romania e Bulgaria tra le nazioni per cui era necessaria una misura di prevenzione, l’incertezza aveva messo in standby 38 corridori, ai quali andavano necessariamente aggiunti anche membri dello staff. Ma la questione preoccupava anche le squadre straniere che eventualmente avrebbero avuto necessità di portare in Italia i propri atleti o il proprio personale.

Tra le eccezioni annunciate coloro che si spostano “per comprovati motivi di lavoro”, oppure “personale da imprese con sede principale o secondaria in Italia che rientra in Italia dopo spostamenti all’estero per lavoro di durata non superiore a 120 ore (5 giorni)”. Regole che sembravano poter tranquillizzare il personale lavorativo delle squadre, ma che era invece contraddetto da un ulteriore punto in cui si chiariva che “devono in ogni caso fare 14 giorni di isolamento fiduciario le persone che nei 14 giorni anteriori all’ingresso in Italia hanno soggiornato o sono transitate per uno dei seguenti Paesi (tra i quali appunto la Romania)”.

Nessun problema per rientrare in Italia dal Sibiu Tour

Al rientro in Italia tuttavia per il momento non risultano problemi. Ne abbiamo avuto direttamente conferma da parte di Bardiani CSF Faizanè e Vini Zabù – KTM, i cui atleti sono dunque ora pronti eventualmente a partecipare alle imminenti corse del calendario italiano. Stesso discorso per il Cycling Team Friuli, che ha tuttavia deciso di mettere atleti e staff in isolamento volontario in attesa di risposte ufficiali da parte della Federazione Ciclistica Italiana o da parte dell’UCI riguardo la possibilità di essere al via delle corse. Una scelta preventiva ponderata quella presa dal team manager Renzo Boscolo, coinvolto in prima persona dalla decisione.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente appena rientrato nel suo domicilio: “Abbiamo attraversato i confini, problemi non ce ne sono stati. Ci hanno controllato i documenti e non abbiamo avuto alcun riscontro. In attesa di capire se abbiamo diritto o meno a non operare la quarantena, ci siamo imposti di rientrare velocemente ai domicili, senza alcun tipo di contatto. Abbiamo lo status di lavoratori, con un contratto registrato all’UCI. Francamente, ci aspettiamo una posizione da parte della Federciclismo. Vorremmo una interpretazione. Può essere anche le Professional sì, le Continental no, lo accetteremmo. Ma vorremmo avere chiarezza”.

Le domande che tutti si pongono sono le stesse in questo momento. “Valgono le 120 ore? – si interrogano ad esempio in casa Bardiani CSF Faizanè – Oltre ai tamponi già fatti, mercoledì i nostri corridori effettueranno un nuovo tampone per poter partecipare alle prossime corse (Strade Bianche, Grande Trittico Lombardo e Milano – Torino). Inoltre, era tutto a normativa anti-covid al Sibiu Tour, anche i pasti erano forniti in monoporzioni, in massima sicurezza. Siamo più controllati noi del tifoso che viene da casa… In ogni caso, nessuno dei nostri si muoverà prima di avere l’esito del prossimo tampone, che avremo giovedì sera. Che sia in Francia o Italia, nessuno si muove senza avere in mano un esito negativo. Questo dovrebbe spegnere qualsiasi dubbio”. Il riferimento è ai tamponi necessari richiesti dall’UCI per poter accedere alle corse, da fare ciclicamente per poter avere l’autorizzazione a correre.

Ma coloro che hanno corso il Sibiu Tour possono correre le prossime corse?

La formazione dei Reverberi è forse la squadra maggiormente preoccupata ora dalla questione visto che alcuni degli atleti di ritorno dalla corsa rumena sono previsti anche al via delle imminenti corse italiane, a partire dalla Strade Bianche di questo sabato. Più prudente era invece stata la Vini Zabù – KTM, che aveva scelto di portare corridori che non sarebbero poi stati immediatamente coinvolti nelle prossime corse, “ad eccezione forse di Riccardo Stacchiotti per la Milano – Torino”, ci spiega Angelo Citracca.

“Eravamo un po’ preoccupati, ma il rientro è andato bene – aggiunge il team manager della squadra tosco-siciliana – Ora approfondiremo il discorso riguardo al fatto se possiamo portarli alle prossime corse essendo lavoratori, sembra che possano correre senza fare quarantena né altro, ma vediamo se sarà opportuno portarli alle gare. Noi, sinceramente, avevamo fatto due blocchi di corse, con Visconti e gli altri per le gare italiane che non pensavamo di portare alle corse italiane fino a Il Lombardia. Avevamo messo in preventivo che se ci fosse stato un problema del genere questi ragazzi potessero non correre le prossime corse”.

La formazione friulana ha interrogativi aggiuntivi a cui : “Chi è professionista e chi no? Chi viene riconosciuto come lavoratore e chi no?”, si chiede Boscolo, che a sua volta aveva puntato sulla prudenza. “Ho lasciato a casa Giovanni Aleotti perché c’era questo minimo rischio potenziale – aggiunge – Ho scelto di non rischiare per tutelare la nazionale italiana. Gli ho detto di restare a casa e lui era dispiaciuto perché avrebbe voluto mettersi alla prova con altre squadre forti. Ora siamo qui, se dobbiamo fare la quarantena la faremo… Ho parcheggiato l’ammiraglia, non sono neanche andato da mia madre e mi sono fatto fare la spesa per non dover uscire…”

Manca ancora una chiara risposta ufficiale

“Una risposta mi piacerebbe averla”, aggiunge. In questi casi è evidente che serve chiarezza, in un calendario così complesso come quello attuale, è necessario per tutti avere le risposte che possano dare la stabilità necessaria. “Questi corridori che ho portato comunque non avrebbero più corso, il calendario è in continua evoluzione – aggiunge – Non chiedo niente alla federazione, abbiamo fatto le nostre scelte, le abbiamo ponderate. I rischi sanitari erano bassi, simili a tante regioni italiane, quindi siamo partiti. Pur sapendo che c’era questa possibilità, abbiamo fatto le nostre considerazioni”.

Si attende dunque una risposta concreta, dalle autorità italiane in primis, ma anche da Federciclismo e UCI. È necessario comprendere se le eccezioni, tra cui quella per gli sportivi (ad esempio per entrare in Romania esiste un chiaro riferimento aggiornato al riguardo visto che “membri di delegazioni sportive internazionali che partecipano a competizioni sportive organizzate nel territorio romeno nel rispetto delle norme di legge” fanno parte delle eccezioni aggiornate al 27 luglio), siano valide anche in questo contesto.

Purtroppo, infatti, sul sito del Ministero degli Esteri (da cui è tratto il contraddittorio screenshot seguente) viene spiegato che “le eccezioni non si applicano e deve quindi fare in ogni caso 14 giorni di isolamento fiduciario chi è entrato in Italia a partire dal 24 luglio provenendo da uno dei seguenti Paesi oppure avendo soggiornato/transitato nei 14 giorni anteriori in uno dei seguenti Paesi: Bulgaria o Romania”. Se tra le eccezioni citate ci sono i lavoratori e le famose 120 ore, non c’è attualmente alcuna indicazione riguardo gli sportivi professionisti, che rimane uno dei punti principali della questione…

D’altro canto, soprattutto per quanto riguarda i corridori arrivati in aereo, appare più che plausibile che se la dogana li ha fatti rientrare senza dare alcuna indicazione riguardo la necessità di isolamento, questo non sia effettivamente necessario…

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